La laurea Italiana vale anche all’estero? Ecco quello che c’è da sapere

La laurea Italiana vale anche all’estero? Questa è una domanda che tantissimi giovani oggi si pongono.

Sempre più spesso, infatti, i giovani laureandi o laureati pensano di trasferirsi all’estero per lavorare. La scelta di andare via, definitivamente o solo per un periodo di tempo, dipende da tanti fattori.

Prima di tutto la precarietà percepita del mercato del lavoro. Le notizie che si sentono dare da notiziari e quotidiani riguardano frequentemente difficoltà nel trovare un impiego. Nel conservarlo. E, purtroppo, nel periodo di crisi economica in cui il nostro paese si trova. Dal quale sembra non riuscire ad uscire.

In secondo luogo sono le condizioni lavorative ad essere la spinta per la decisione di partire. L’Italia, infatti, non è tra i paesi più virtuosi in ambito di condizioni e possibilità lavorative. Quanto spesso si sente parlare di aziende estere in cui si lavora bene. Gli orari non sono come quelli italiani, per non parlare delle retribuzioni. Quasi ogni anno, ad esempio viene stilata una classifica delle migliori aziende in cui lavorare. Raramente sono presenti aziende made in Italy.

Infine, ciò che spinge i giovani ad espatriare è la prospettiva di carriera e l’esperienza rivendibile. Di sicuro, infatti, poter mettere nel curriculum qualche anno di lavoro presso una determinata azienda non può che essere un vantaggio. Un’esperienza a Londra piuttosto che in America è un bel biglietto da visita. Se poi durante quegli anni si è riusciti anche a migliorare la propria posizione facendo un pò di carriera il quadro si completa.

Motivi per scegliere di fare questa esperienza ce ne sono tanti. L’importante è farla ben informati e con tutte le carte in regola.

Ed ecco quindi il motivo della domanda che tanti si pongono:

La laurea Italiana vale anche all’estero?

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La risposta è dipende. Dipende dal tipo di laurea e dal paese dove si sceglie di andare.

In linea generale bisogna distinguere tra professioni regolamentate nello stato di provenienza e non.

  • Se lo scopo è  lavorare esercitando una professione non regolamentata quello che serve è quindi solo il riconoscimento del titolo di laurea. In questo caso esistono organismi europei, come l’Enic-Naric, che si occupano proprio di questo. Danno supporto ed assistenza per le procedure di riconoscimento di titoli in Europa e fuori dall’Europa.
    Tutto quello che bisogna fare è individuare lo stato dove si vuole andare e verificare quali sono le regole per ottenere il riconoscimento della laurea conseguita in Italia.
    Ovviamente, se la destinazione è un paese europeo, potrebbe essere più semplice in virtù di vari accordi rispetto a paesi non facenti parte dell’EU;
  • Se, invece, lo scopo è esercitare una professione regolamentata le cose sono un pò diverse. Innanzitutto è preferibile conseguire anche l’abilitazione all’esercizio, oltre la laurea, in Italia.
    Fatto ciò è bene sapere che per quanto riguarda l’Europa ci sono alcune professioni per le quali sono state previste specifiche direttive. Queste sono tra le altre:
    • medico,
    • ingegnere,
    • avvocato,
    • dentista,
    • biologo,
    • farmacista,
    • fisioterapista

Per tutte quelle non rientranti in queste direttive ne sono state emanate due, più generiche.
La Direttiva 89/48/CEE, che riguarda tutte quelle professioni per il cui accesso è prevista una formazione di livello universitario o superiore di almeno tre anni.

La Direttiva 92/51/CEE, che riguarda le professioni che richiedono una formazione di livello universitario inferiore a tre anni, o non universitario di durata qualsiasi o secondario breve o lungo.

Il combinato disposto di queste due direttiva è il cosiddetto Sistema Generale. Ovvero si applicano a tutte quelle professioni che non rientrano in una specifica Direttiva.

Stabiliscono tre principi fondamentali:

  • La reciproca fiducia tra gli stati: per cui uno stato membro non può rifiutare il riconoscimento del titolo di un cittadino europeo, dando per valido il sistema formativo dello stato di provenienza;
  • Il riconoscimento è accordato, come detto, ad un professionista già abilitato nel suo stato di provenienza e, quindi, in possesso oltre che del titolo di laurea del riconoscimento professionale;
  • In caso di differenze sostanziali nelle materie di formazione, le direttive prevedono meccanismi di compensazione. Ovvero prove attitudinali, periodi di tirocinio o esperienza professionale complementare. Questo ad esempio nel caso di commercialisti. Le normative fiscali di due paesi possono essere completamente diverse. Per cui è necessario integrare la formazione ricevuta con una istruzione specifica sul sistema fiscale del paese di destinazione.

Se invece la destinazione è un paese non Europeo, potrebbe esserci la possibilità di non vedersi riconosciuto il titolo professionale. In questo caso è necessario prendere contatti con gli uffici competenti del paese extra-UE per informazioni su modalità, limitazioni e divieti di riconoscimento.
E bene, quindi, programmare la partenza con un congruo anticipo. In modo tale da poter prendere le corrette informazioni ed iniziare l’iter necessario per il riconoscimento del titolo. Se la Laurea Italiana vale anche all’estero di opportunità ce ne saranno tante e sarà sicuramente una bellissima esperienza di vita.


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